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Annunci con immagini o video?

Una delle prime cose che molti esaminano è la questione se gli annunci con immagini fisse vengono pubblicati così come gli annunci video. Come mai? Perché è senza dubbio più facile e veloce creare annunci con immagini su Facebook rispetto ad annunci video.

È possibile, infatti, creare un intero annuncio illustrato in pochi minuti, mentre  le inserzioni video richiedono pianificazione, riprese e modifiche e quindi l’esercizio effettivo del posizionamento dell’annuncio, a meno che non si utilizzi il generatore di annunci di Vedia, che consente di creare video in pochi secondi .

Per questo motivo, gran parte degli inserzionisti di Facebook si affida agli annunci illustrati. È comprensibile voler risparmiare tempo, ma le inserzioni con immagini funzionano esattamente come quelle video? La risposta breve è no, non lo fanno.

Il video è in aumento: Secondo Wordstream , il 45% delle persone guarda più di un’ora di video su Facebook o YouTube a settimana. Man mano che diventiamo sempre più una società che consuma filmati, il divario in termini di coinvolgimento e ROI sugli annunci basati su video rispetto agli annunci con immagini fisse aumenterà ulteriormente.

I video consentono di diffondere molte più informazioni rispetto agli annunci con immagini fisse

Se pubblichi, infatti, un annuncio con immagini, nel tentativo di inserire tutte le informazioni che intendi comunicare rischi di perdere l’interesse del pubblico,con un annuncio video, invece, è decisamente più facile trasmettere molti dati a cui i potenziali clienti presteranno più facilmente attenzione: puoi dir loro tutte le cose che devono conoscere per prendere una decisione d’acquisto consapevole.

Ad esempio, qual è la tua proposta di valore, i risultati che altri hanno avuto usando il tuo prodotto / servizio, qual è il prezzo del tuo prodotto / servizio, come possono iscriversi / acquistare la tua offerta, ecc.

È molto più efficace includere questo tipo di informazioni negli annunci video di Facebook piuttosto che sperare che i potenziali clienti impieghino il tempo a leggere tutte quelle informazioni nella copia di un annuncio illustrato.

Gli annunci video ottengono maggiore coinvolgimento

Siamo sicuri che questo non ti sorprenderà, ma è vero e vale la pena sottolinearlo: gli annunci video vengono notati dai potenziali clienti più di quelli con immagini fisse.

Quando i tuoi possibili clienti scorrono lungo la loro bacheca di Facebook, hai molta concorrenza e il movimento dei video ti dà un vantaggio per attirare la loro attenzione e farli fermare; inoltre quando si soffermano sul tuo annuncio, questo ha un impatto maggiore, tale effetto aumenta la consapevolezza del tuo marchio e li induce ad interagire con l’inserzione.

Le immagini fisse non sono altrettanto efficaci.

Annunci video per costruire fiducia

Le persone vogliono comprare cose da marchi che conoscono, apprezzano e di cui si fidano. Per questo motivo i marchi di successo usano le loro campagne per informare il loro pubblico su ciò che fanno, mostrare la loro personalità unica, i vantaggi del loro prodotto e l’esperienza del loro marchio.

Il video è un veicolo esponenzialmente migliore per farlo rispetto agli annunci di immagini fisse: ti consente di creare connessioni più autentiche in un periodo di tempo molto più breve.

Gli annunci video ti consentono di affermarti come leader di pensiero

Le persone vogliono fare affari con marchi che, oltre ad essere conosciuti ed apprezzati, vengono anche visti come leader di pensiero nel loro ambito.

Il motivo per cui il video è un veicolo nettamente migliore per raggiungere questo obiettivo è perché, piuttosto che raccontare a un potenziale cliente quanto sei grande, puoi mostrarlo.

Ad esempio: usa il tuo annuncio video per spiegare ai tuoi potenziali clienti come risolvere un problema che probabilmente stanno affrontando, questo è un ottimo modo per costruire un buon rapporto e convincere i potenziali clienti a fare affari con te.

Il video può aiutarti a distinguerti dalla concorrenza

Indipendentemente dal settore in cui ti trovi, è probabile che tu sia in forte concorrenza con altri marchi che si contendono gli stessi clienti, quindi una delle informazioni chiave che questi ultimi vogliono conoscere è ciò che ti distingue dagli “altri”.

Creando annunci video di alta qualità, farai spiccare in modo significativo il tuo marchio tra quelli dei tuoi concorrenti, che, con ogni probabilità, avranno preferito gli annunci con immagini perché più veloci e facili da realizzare.

Vai avanti ora o resta indietro nel lungo periodo

Come accennato, le persone consumano sempre più contenuti video ogni giorno. Sfruttare questa tendenza in crescita e prima che il resto della concorrenza inizi a concentrarsi sul marketing video è la chiave per far crescere il tuo marchio, prendere le distanze dalla concorrenza e affermarti come leader di pensiero nel tuo settore.

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La laurea non serve a risolvere un problema del mercato

Molte persone pensano che diventare degli imprenditori sia un enorme problema.

Pensano di non poter riuscire a porre le basi per l’inizio di una propria attività o di non riuscire a lanciare la propria idea.

Generalmente credono di non essere in possesso della competenza necessaria per poterlo fare.

Si riempiono la testa con pensieri negativi di questo genere senza pensare che non ve n’è bisogno, poiché trattasi di un qualcosa di totalmente irrilevante.

Ciò che è importante sono i desideri, ed i bisogni, di quel determinato mercato ed è garantito che mai nessuno assumerebbe una persona solo perché possiede una laurea.

Bisogna ricordare che il possesso della laurea non è un elemento propedeutico.

Questa è una buonissima notizia perché significa che chi non possiede la laurea non è per nulla svantaggiato rispetto agli altri.

A volte, in questo caso, si è in una posizione migliore.

Molte persone che hanno i titoli di studio, pensano che l’unica cosa importante sia essere in possesso della laurea e, pertanto, guardano solo se stesse ed il loro titolo.

Una visione egoistica del mondo

Si tratta di una visione molto egoistica del mondo.

Finiti gli studi iniziano a guardare il mercato pensando di avere un valore nel mercato, solo perché sono laureati o perchè hanno impegnato anni di sacrifici dedicati allo studio.

Peccato che dimenticano totalmente quelle che sono le esigenze, nonché i desideri, del mercato.

D’altro canto, quando si inizia senza alcuna qualifica, o esperienza ci si trova in una buona posizione perché si è totalmente imparziali e si ha la mente fresca e pulita. 

Inoltre, cambia il modo in cui si guarda al mercato.

Si riescono a percepire i reali bisogni ,senza che cercare di forzare ed adattare alle proprie competenze il mercato stesso.

Questa è sicuramente una buonissima notizia per molte persone!

L’approccio marketing all’inverso

I passaggi che devono essere intrapresi per implementare in maniera concreta questo principio, o questa strategia che dir si voglia, nel mondo reale sono fondamentalmente tre.

Eccoli qui di seguito. 

Primo Step – Scegli una nicchia

Il primo passaggio consiste intanto nello scegliere una nicchia di mercato a cui si è interessati. 

Quest’ultima può essere qualsiasi cosa, non occorre essere prevenuto:

devo scegliere i dentisti perché guadagnano un sacco di soldi” oppure “devo rivolgermi agli avvocati perché hanno un sacco di denaro”. 

Non ci si deve soffermare su questo pensiero, che è inoltre sbagliato, poiché le persone che pensano questo, solitamente finiscono per rimanere poi deluse.

Tutti la fuori sanno che quelle nicchie possono essere redditizie e, per questo motivo, vengono costantemente martellate da consulenti e aziende, quando in realtà, questa tipologia di professionisti, non ne può più né del marketing e né delle persone stesse.

Cerca di essere originale

In generale, bisogna essere il più originali possibile.

Molti mie clienti, infatti, hanno deciso di lavorare in settori contro intuitivi:

alcuni di loro si occupano di consulenza per cercare di migliorare il metodo di studio degli studenti di elementari, superiori e medie con le mappe mentali, vi sono consulenti per la qualità aziendale oppure per le aste giudiziarie ed addirittura per la sindrome del colon irritabile.

Per questi professionisti il tutto risulta essere molto più facile.

Bisogna ricordare che il primo passo da compiere, quando sceglie una nicchia (che può essere qualsiasi cosa) consiste nel fatto che l’obiettivo non deve essere quello di raggiungere un fatturato considerevole.

Bisogna innanzitutto individuare un problema reale di quel mercato e capire come risolverlo.

Il denaro sarà una semplice conseguenza del risultato che avrete fatto ottenere a quel cliente. Più il risultato porterà beneficio nella vita, nel lavoro di quella persona, più avrà ai suoi occhi valore, che si tradurrà in un grande profitto.

Secondo Step – Parla con la nicchia

Il secondo passo consiste nel parlare” con la nicchia al fine i scoprire quali siano i loro problemi: non è necessario effettuare ricerche di mercato approfondite, analisi di qualsiasi tipo, non si deve fare nulla del genere.

Tutto ciò che si può fare è parlare con alcune persone: inviare e-mail, effettuare telefonate, sondaggi, o semplicemente si potrebbe sbirciare all’interno dei forum, gruppi dedicati oppure delle pagine sui social. 

Lo scopo deve essere scoprire come questa nicchia lotta tutti i giorni per risolvere i propri problemi. 

La parola d’ordine è quindi identificarsi con quelli che sono i problemi di quella nicchia e, una volta identificati, chiedere loro quanto pagherebbero per risolverli.

Assicurati che il problema sia reale

Prima di pensare ad avviare la propria attività imprenditoriale occorre accertarsi che la nicchia sia disposta a pagare la cifra proposta al fine di risolvere quel determinato problema. 

Molto spesso alcune nicchie non sono disposte a spendere più di un “tetto massimo”.

Determinati servizi o prodotti possono essere dati per scontati da quel mercato e quindi vorrebbe accedervi a titolo gratuito.

Le persone affrontano continuamente i problemi ma, molte volte, questi sono talmente banali da non esserci persone disposte a pagare. 

Occorre assicurarsi di trovare un problema “serio” per cui le persone siano disposte a pagare per risolverlo, in modo da riuscire in questo intento.

Terzo Step – Impara a risolvere il problema

Solo una volta che si hanno le risposte a queste domande, si dovrà imparare l’abilità necessaria per risolvere il problema.

Questo è un vero e proprio “approccio all’inverso”.

Questo può essere veramente facile da mettere in pratica:

  • Puoi andare su Amazon comprare alcuni libri e studiare
  • leggere e studiare articoli e blog online
  • iscriverti e frequentare corsi in aula o online.

Ci sono molti corsi online che offrono l’apprendimento di competenze riguardanti settori veramente specifici, ad ottimi prezzi.

La pratica è fondamentale

Ma ricordati che, il modo migliore per imparare le abilità, è con la pratica.

Devi trovare il tuo primo cliente.

Solamente lavorando con il tuo primo cliente inizierai a diventare davvero bravo. Perché nessuna teoria, nessun corso online, nessun libro, potrà mai sostituire o compensare l’effettiva pratica del mondo reale.

Una volta che l’avrai fatto e avrai acquisito tutte le competenze necessarie per portare un risultato ai tuoi primi clienti, finalmente iniziarai a vendere la tua soluzione all’intero mercato.

Ecco come si fa!

Diventa il migliore a fare qualcosa

Sono sicuro che molti di voi probabilmente staranno pensando:

“Non può essere così semplice, deve essere più difficile di così”.

No, invece è molto semplice

Non si tratta di diventare un esperto, ma devi diventare il migliore in qualcosa che è un reale problema per il tuo cliente, e di sapere quanto basta per risolverlo.

Questa conoscenza può essere acquisita entro 30 giorni o meno, e i miei studenti lo fanno ogni singolo giorno.

Questo non è per niente immorale o falso, a patto che venga risolto davvero il problema del cliente.

Ricordatevi che nessuno ci paga per essere intelligenti, ci pagano per risolvere un problema e ottenere un risultato.

Non si tratta di avere titoli e certificati.
Questa è la visione egoistica del mondo.

Per risolvere i problemi non servono titoli

Quando è stata l’ultima volta che avete risolto un vostro problema?

Magari avevate la macchina rotta, o non vi funzionava il frigo…

Vi siete posti il problema di comprare da persone intelligenti?

No, non lo fate. Vi interessa semplicemente risolvere il vostro problema.

Stiamo cercando di acquisire conoscenze sufficienti per risolvere un problema particolare.

Devi capire che il valore in questo mondo deriva dalla soluzione dei problema, non da possedere più competenze possibile.

Conclusioni

Ricordatevi che non siamo accademici che cercano di accumulare conoscenze per vincere un Nobel.

Bene, per questo articolo è tutto e se lo avete apprezzato, fatemelo sapere commentando qui sotto.

Questa è la differenza di questo approccio e quando lo inizierete ad usare nella maniera corretta, cambierà la vostra vita.

Lo apprezzerei davvero.

Infine, ricordati di mettere like alla mia pagina e di iscriverti al mio canale su YouTube, perché troverete al loro interno molti contenuti simili a questo

Grazie a tutti.

Andre

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Risorse umane: individuare quelle giuste per la nostra azienda

Le risorse umane sono il motore di un’azienda e, per tale ragione, sarebbe bene sceglierle con criterio poiché la maggior parte del lavoro è affidata a queste ultime.

Molte aziende si chiedono come sia possibile ottimizzare il processo di assunzione del nuovo personale, oppure dei collaboratori, ed in questo senso occorre sottolineare quali siano i criteri sbagliati nella selezione del personale.

Dopo molti anni di esperienza nel settore i professionisti, in seguito a numerose selezioni di personale, hanno riscontrato non poche difficoltà nel trovare le persone giuste per la soddisfazione delle proprie esigenze.

Per risolvere determinati problemi occorre, quindi, ricercare le giuste cause che hanno portato a quella determinata situazione.

Trovare la giusta soluzione

Effettivamente il problema non sta tanto nella persona, anche se si sfrutteranno le abilità nonché la professionalità di quest’ultima, ma esso consiste nel fatto che si sbaglia nella ricerca diretta della professione.

Sarebbe più opportuno in effetti ricercare le attitudini delle potenziali, future, nuove risorse umane.

Questo vuol dire che solitamente quando una persona si occupa di risorse umane, non fa altro che inserire un annuncio, all’interno di una sezione apposita di un sito internet e/o giornale.

In alternativa questa persona potrà scegliere di pubblicare il suddetto annuncio su un portale dedicato: un esempio può essere costituito dal proprio sito internet, oppure sui propri social.

Le risorse umane ed internet

Negli ultimi tempi una piattaforma molto utilizzata in questo senso è quella di Linkedin, la quale è davvero molto adatta per selezionare quelle che si ritengono essere le “risorse umane ideali”.

Utilizzando questa particolare tipologia di piattaforma succede che, chiaramente, le persone che si sentono coinvolte in quella descrizione, oppure che reputano corrispondere ai requisiti presenti nella richiesta, iniziano ad inviare i propri curriculum.

Pertanto, possiamo affermare quanto tali soggetti si ritengano interessati a quel tipo di posizione, consapevoli di essere in possesso delle “giuste caratteristiche”.  

Tuttavia, non è detto che queste persone abbiano le attitudini necessarie per lo svolgimento di una particolare tipologia di lavoro: ciò non significa che non posseggano le competenze richieste, anche a livello accademico, come l’essere in possesso di laurea o master, ma che semplicemente non sanno poi applicare tutto ciò che hanno appreso a livello nozionistico, dal momento che non hanno quell’attitudine necessaria che viene richiesta.

Ciò che rende realmente competente una persona, spesso è proprio l’essere elastica mentalmente oltre all’essere pratica.

Nella pratica …

Non a caso, nel campo del Digital Marketing una figura molto ricercata, ma anche molto difficile trovare, è il Social Media Manager.

Esso in linea di massima costituisce un insieme di competenze ed abilità che non si imparano all’università, e non è un mestiere che si acquisisce con un titolo di laurea, ma che si acquisisce solo con la pratica, quindi succede che solitamente il social media manager è una persona che ha frequentato un corso facendo esperienza da autodidatta o che abbia alle spalle una profonda esperienza sul campo.  

Questa persona si interessa a questo tipo di annuncio lavorativo, ed è qui che entra in gioco l’attitudine: solitamente la maggior parte dei social media manager in seguito non hanno, minimamente, idea di come realizzare ciò che gli è stato richiesto.

In genere, si deve essere una persona molto precisa con le tempistiche, con le scadenze ed occorre essere sicuramente una persona socievole perché la comunicazione con i clienti è elevata.

Che cosa serve ?

Per fare il lavoro del social media manager, occorre conoscere bene la lingua italiana, in quanto è necessario contattare continuamente i fornitori, parlare con i clienti e trovare anche numerosi nuovi accordi lavorativi.

Non bisogna cercare una professione finale ma, bensì, le singole attitudini: probabilmente si candideranno persone che sono convinte di essere degli ottimi social media manager, ma magari non possiedono l’attitudine.

Esistono molte professioni, soprattutto nell’ambito del digital marketing, che effettivamente non sono dimostrabili se non con la pratica.

Se un responsabile di Risorse Umane, che si occupa di strategie digitali a 360°, scrivesse sulla piattaforma Infojobs “cercasi digital strategist”, gli potrebbero arrivare, con molta probabilità, moltissimi CV di persone diverse, con competenze e lavori molto differenti tra loro.

Questo perché “digital strategies” significa essere capaci di effettuare dieci professionalità insieme.

In parole povere …

Occorre cercare le attitudini che servono per essere un “digital strategist”, quindi impegnarsi a comprendere quali siano e capire alla fine che effettivamente un professionista di quel genere, per essere chiamato “digital strategist”, dovrà essere innanzitutto un nerd ovvero un appassionato dell’argomento.

Dovrà essere una persona che conosce le lingue, quindi l’inglese soprattutto, e dovrà essere una persona disponibile con la quale si possa riuscire ad instaurare un dialogo perché egli deve soprattutto essere in grado di ascoltare.

Bisogna pertanto avere determinate caratteristiche, per potersi considerare dei professionisti a tutti gli effetti.

Le “etichette” non servono, quindi, a caratterizzare delle attitudini che sono utili per svolgere un determinato lavoro.

Ovvero …

Molte persone che dicono di essere degli imprenditori, dei venditori, in realtà non hanno le attitudini per esserlo.

Non posseggono le caratteristiche per potersi definire tali, in quanto trattasi di una definizione che spesso si auto-attribuiscono.  

Bisogna prestare attenzione a quello che le persone dicono di essere: essere un imprenditore o un responsabile delle risorse umane, significa aver voglia di conoscere e far crescere le persone e, soprattutto, saper intercettare delle professioni che oggi ancora non esistono.

Quello che occorre cercare, inoltre, è una persona che intanto ha delle attitudini di un certo tipo: ad esempio perseveranza e passione dello specifico argomento, così che riesca a portare avanti un’idea sino in fondo.

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Il mondo è in continua evoluzione: ma voi state cambiando insieme a lui?

Nell’ultimo periodo in rete è possibile visionare un video il quale mostra ogni cambiamento avvenuto negli ultimi dieci anni, soprattutto per quanto riguarda brand che da tutti venivano considerati in un certo senso “indistruttibili”.

Parliamo ad esempio di Mc Donald’s, Disney, Apple, Mercedes Benz, BMW, Google, Microsoft, Coca Cola e molti altri ancora.

Si tratta di marchi che, con il passare del tempo, hanno visto “cadere” le proprie performance sul mercato, e questo non perché siano sulla soglia del fallimento ma semplicemente perché la ricchezza è stata ridistribuita nei confronti degli altri brand.

A dominare inesorabilmente la classifica, in questi video, vi è l’azienda creata da Steve Jobs ovvero la Apple, anche se quest’ultima ha vissuto nell’ultimo periodo un momento di crisi non indifferente.

In un giorno solo, infatti, essa ha perduto l’intero valore di Facebook in quote azionarie, per via dei dazi alla Cina imposti da Donald Trump che con la sua decisione ha abbattuto i mercati cinesi.

Non per nulla l’I-Phone in Cina costa molto di più, rispetto al costo che lo caratterizzava in precedenza.

Neanche i grandi si salvano

Anche i colossi quindi incassano colpi duri: l’esempio lampante è dato come dicevamo, dalla Apple, che ha capitalizzato circa mille miliardi di dollari in valore di capitalizzazioni azionarie ovvero una cifra che risulta difficile da pensare e da quantificare.

Il grafico che figura in questo video è importante perché è proprio lì che si evidenza, inequivocabilmente, la particolarità dell’era in cui stiamo vivendo che non c’è mai stata in precedenza.

Si tratta di un periodo che l’umanità non ha mai cercato di affrontare, poiché il cambiamento avviene ad una velocità tale da non avere il tempo di realizzare realmente quello che accade.

Ad esempio, parte delle aziende che nel 1980 erano considerate dei “colossi”, oggi non esistono nemmeno più.

La tendenza futura sarà questa: è possibile che un’azienda nuova riesca a fatturare molto denaro, in un arco di tempo abbastanza breve, per poi arrestare la propria ascesa al successo e scomparire nel nulla.

Dalle stelle alle stalle

Un esempio lampante è costituito dal caso “Groupon”, ovvero uno dei gruppi che storicamente ha ottenuto un fatturato molto alto nel minor tempo possibile, per poi subire altrettanto velocemente un drastico declino.

Ormai viviamo in un mondo frenetico, soggetto all’andamento delle mode nonché a quello che viene deciso e mostrato dai media.

Ad esempio, una gran parte della popolazione dice di non essere attratta dai social, e di non utilizzarli, ma in realtà i social non sono solo Facebook ed Instagram, ma possono essere considerati social, ad esempio, anche Whatsapp e l’intero Internet in generale.

In quest’ultimo caso l’interazione non avviene con gli utenti, ma direttamente con i brand e con le aziende poiché questi ultimi mettono la pubblicità ovunque in rete.

Possiamo dire che, dato l’andamento generale, per un eventuale futuro non si esclude nulla.

Il mondo cambia, ma non del tutto …

In un mondo in continua evoluzione, c’è una cosa che non subisce alcuna tipologia di cambiamento ed è la mentalità delle persone soprattutto in Italia.

Si tratta di una mentalità antica e troppo legata alle tradizioni, ai principi ed alle convinzioni date dal sistema di credenze che esse hanno costruito, vivendo all’interno di un determinato nucleo familiare ed in conseguenza di una determinata società, oppure effettuando un determinato percorso di studi.

Ciò però non vuol dire che tali credenze siano obiettive e condivise da tutti e, in questo senso, possiamo fare riferimento al mondo dell’imprenditoria.

Esso presenta un sistema di principi e credenze radicato a partire dagli anni ’50, e da allora è rimasto tale poiché in Italia in questo settore non è importante l’età dell’imprenditore ma, quello che si può evidenziare, e come il successo di un’impresa dipenda anche dalla mentalità di quest’ultimo.

L’innovazione che manca

Nel nostro paese esistono ancora aziende legate al concetto dell’imprenditore “padrone, aziende in cui i dipendenti sono posti su un altro piano rispetto ai dirigenti (non per abilità ma, nella maggior parte dei casi, per anzianità) e così via dicendo.

Esistono aziende che attuano il team building però poi, anche solo arrivare in ritardo, costituisce motivo di rimprovero o comunque di “punizione”.

Tutti elementi che dimostrano la mentalità retrograda che caratterizza l’imprenditoria attualmente, e soprattutto in territorio italiano.

La differenza oggi non la fa né il prodotto né il servizio offerto ma, bensì, la modalità che si utilizza per venderli ad una potenziale clientela.

A contribuire al successo dell’azienda, vi è la tenacia e la determinazione dell’imprenditore, insieme alla modestia.

In particolare, è proprio quest’ultimo elemento che non deve assolutamente mancare: in Italia è la mancanza di modestia che “ammazza” l’imprenditoria.

Infine …

C’è anche da dire un’altra cosa e cioè che le persone oggi hanno paura di “buttarsi”: pensano ad esempio che mettersi in proprio, sia un rischio, sono spaventate dall’idea che un giorno i robot possano sostituire il nostro valore in ambito lavorativo.

La cosa che non capiscono però è che i robot non sono il problema ma bensì la soluzione, in quanto essi vengono chiamati in causa per sostituire tutti quei lavori che oggi non servono più.

Inoltre, c’è un motivo se Amazon fa chiudere i negozi fisici: questi ultimi non equiparano la qualità del servizio, al prezzo di mercato ovvero un problema che non riguarda minimamente il colosso mondiale.

Se Amazon stabilisce una data di consegna, si può star sicuri che il prodotto arriverà nella suddetta data ed in virtù di ciò le aziende dovrebbero imparare a “fare relazione” con il potenziale cliente.

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Cambiare mentalità, superando i limiti, per maggiori risultati

Anche se ci troviamo in un mondo tecnologicamente e scientificamente avanzato, purtroppo, la mentalità delle persone, soprattutto in Italia, è abbastanza retrograda: la gente è decisamente legata alle tradizioni, ai principi ed alle attività di una volta e la situazione non sembra voler cambiare.

Questa situazione si riflette anche nel mondo dell’imprenditoria, dove non si cerca di migliorare i propri risultati.

Ad esempio, quando un atleta arriva secondo alle Olimpiadi, una volta tornato a casa, lavora per conquistare il primo posto ai prossimi giochi olimpici, com’è giusto che sia.

Questo, agli imprenditori non accade, i quali continuano a commettere continuamente sempre gli stessi errori.

Non si impegnano infatti nell’analizzare eventuali problemi, oppure nel misurare le vittorie e soprattutto non si interrogano su cosa stiano sbagliando e su ciò che invece è necessario correggere.

Questo cosa comporta ?

In queste condizioni non è assolutamente concepibile portare avanti una società, è possibile effettuare tutte le operazioni di marketing necessarie ma il risultato sarà sempre pessimo.

Bisogna saper misurare il proprio risultato, ed occorre inoltre “allenarsi” per migliorare le cose qualora andassero male.

Al giorno d’oggi serve essere dei fuori classe: l’obiettivo è quello di battere ogni record, e pensare che nulla sia del tutto impossibile se lo si vuole.

Basti pensare alla ginnasta Nadia Comaneci, la quale è stata la prima donna al mondo ad aver ottenuto un dieci ad una sua performance di ginnastica.

Naturalmente per ottenere questi risultati, avrà passato molto tempo ad allenarsi, ed è questo che gli imprenditori devono fare: seguire l’esempio.

Come prendere esempio

L’essere umano è una macchina stupenda ma, nella maggior parte dei casi, si pone troppi limiti. Ma la cosa bella, e vera, è che nessuno di noi ha dei limiti: chiunque può essere come questa brillante ginnasta, tutti possono essere ciò che vogliono.

Al giorno d’oggi con le possibilità disponibili, insieme all’enorme accesso alla cultura di cui possiamo vantare, la disponibilità e la facilità con cui avvengono le comunicazioni anche se ci si trova alle due estremità della terra: è impossibile porsi dei limiti.

Grazie alla tecnologia è consentito essere chi si vuole, quando lo si vuole e come lo si vuole e se non lo si diventa è perché ci si pone dei limiti.

Nel caso in cui questi limiti non ci fossero, oppure se non ci si ponesse assolutamente il problema, i possibili risultati potrebbero essere straordinari.

Cosa significa essere imprenditori ?

Oggi si pensa che essere imprenditori di successo significhi solamente avere avuto tanta fortuna nel mercato in cui si operi, che dipenda da fattori che non devono essere presi neanche in considerazione.

La realtà dei fatti è che i limiti sono solo nella mente dell’uomo: chiunque desideri diventare qualcuno con l’impegno, e la dedizione, ci riuscirà prima o poi ma magari non subito.

La cosa importante è porsi degli obiettivi piccoli ogni settimana, mettercela tutta, credere nelle proprie forze, avere tenacia, costanza e perseveranza.

Si tratta di una sorta di “mappa mentale”, ed ognuno di questi piccoli obiettivi è un passo verso quello finale.

Quali sono i limiti imprenditoriali ?

Nel nostro paese stiamo vivendo un momento che possiamo definire “stallo formativo”, poiché gli imprenditori e le persone in generale che vogliono uscire dalla routine ed innovarsi, decidono di puntare sulla formazione.

Il problema è che in Italia la formazione non è controllata e, nella maggior parte dei casi, ci si imbatte in corsi inutili e che “deviano” rispetto all’obiettivo finale.      

La maggior parte di questi ultimi mettono in testa concetti sbagliati, valori ed eticità scorrette, che servono solo a farsi delle inutili illusioni. I corsi che si trovano oggi sul mercato, purtroppo, sono così.

Il segreto del successo inoltre è dato anche da ciò che viene appreso, e quindi dalla formazione.      

A volte però è meglio acquisire informazioni, e quindi imparare dai libri e questo perché una lettura rimane molto più impressa rispetto ai corsi impartiti dal vivo.

Quali sono i limiti di questi eventi ?

Il problema degli eventi formativi è che la maggior parte dei partecipanti si interessa durante la partecipazione all’evento, una volta finita la formazione frontale, non mette in pratica nessuno degli insegnamenti appresi durante il corso di formazione.

Una lettura quindi rimane e se ne può fare uso a lungo termine, al contrario del corso di formazione che una volta terminato non serve a nulla se non si mette in pratica quello che si è imparato.

Oggi le persone che tengono la maggior parte dei corsi sono, semplicemente, delle persone che hanno letto dei libri e vogliono trasferire ad altri, lucrando, le competenze acquisite attraverso essi.

Naturalmente il discorso è diverso se si parla di parla di insegnanti i quali sono specializzati, competenti nel loro ambito ma soprattutto hanno applicato le proprie conoscenze ed è giusto attingere dalla loro conoscenza.

Qualora il relatore del corso appartenga alla prima categoria di “professionisti”, è facile capire come un libro lo si possa leggere da sé senza quindi aver bisogno di partecipare ad un corso.

Molto spesso questa sorta di relatori traducono dall’inglese ciò che professionisti stranieri elargiscono nei loro libri, oppure durante corsi di formazione, ed il corso in questione viene pagato solamente per ascoltare la buona traduzione di un contenuto valido.

Bisogna stare attenti al “come si decide di cambiare”: in qualsiasi ambito si operi, per avere risultati, occorre porsi dei semplici e piccoli obiettivi periodici.

Portarli a termine significa anzitutto determinare quanto una persona sia costante e determinata, e poi essere in grado di pianificare e portare a termine obiettivi più difficili.

L’onestà con sé stessi e la modestia sono fondamentali, nessuno deve dimostrare nulla agli altri.

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Lancio di un prodotto: dalla nicchia di mercato scelta al “popolo”

Il lancio di un prodotto dipende da come questo viene percepito, se negativamente o positivamente, dal mercato di riferimento.

Non tutti i servizi e prodotti riescono ad essere poi realmente percepiti e la difficoltà del marketing sta proprio lì: alcune cose non si possono pianificare mentre altre, presentano così tante sfaccettature che è difficile individuare il giusto target di riferimento.

Niente però è mai solo nero, oppure bianco: ad esempio i social, a differenza di ciò che si crede, non vengono utilizzati da tutti allo stesso modo; infatti vi è chi li utilizza una volta al giorno, chi due volte al giorno, altri ancora tre volte e così via dicendo.

All’interno di un target di riferimento ci sono mille sfaccettature da tenere in considerazione; ciò significa che più è “rafforzata” la memoria, quindi la parte relativa al proprio brand, più quest’ultimo è coinvolgente.  

Ad esempio, Facebook riesce a coinvolgere tante nicchie ma, se ci si pensa un po’ su, anche questo famoso social network all’inizio è partito da una nicchia di riferimento, per poi espandersi e raggiungere ogni parte del globo.

La sua storia

Tutto ebbe inizio ad Harvard coinvolgendo tra l’altro, inizialmente, studenti nerd ed un po’ solitari che cercavano relazioni.

Essi non avevano magari coraggio di andare a parlare una persona, ed è così che partiva la richiesta d’amicizia su Facebook.

Il social network in questione è partito dall’ambiente universitario, che per Facebook era una vera e propria nicchia.

Tutto è partito da un settore specifico: Youtube e Google sono realtà che hanno cominciato con una nicchia in particolare.

Quando si lancia un prodotto le prime persone che percepiscono un lancio nuovo di un servizio e/o prodotto sono le persone solitamente più “nerd”, ovvero quelle che stanno più dietro alle notizie e che si informano.

Di chi si tratta ?

Nella società di una volta queste persone erano più che altro quelli che magari leggevano più giornali, mentre adesso sono quelli che stanno più sui social ed in generale sul web.

Sono quelle persone che determineranno se, quel prodotto, andrà sul mercato oppure no: sono coloro che discutono sui forum e che creano le prime recensioni.

Sono proprio loro che determineranno l’insieme successivo di persone che si mostreranno interessate a quel determinato prodotto, quindi quelle informate che iniziano già a parlarne in giro, che iniziano già a sponsorizzarlo fino ad arrivare a tutte le persone.

Ogni nuovo prodotto o servizio che esce sul mercato, ogni idea, presenta sempre il medesimo processo: parte da una nicchia, arriva ad una nicchia media per poi giungere direttamente al “popolo”.

Quindi il pubblico dovrebbe ringraziare di poter usufruire di molti prodotti utilizzati usualmente, i sopra citati “nerd” che stanno lì a testare i prodotti, sentenziando su quelli che vanno bene e su quelli che invece sono da scartare.

Perché testano loro il prodotto ?

Perché parte tutto effettivamente da loro e questo semplicemente perché loro sono quelli che, facendo riferimento anche alla psicologia, hanno una maggiore esposizione nei confronti di quei prodotti.

Essi dedicano un’attenzione superiore ad osservarli, a provarli ed infine a testarli.

Sono proprio loro che determinano se quel prodotto è un prodotto che vale la pena o no acquistare, perché molti prodotti “travolgono” il mercato come un uragano, mentre non possiamo fare lo stesso discorso per li altri.

Si tratta di prodotti che devono essere incisivi sin da subito su quella prima nicchia di mercato alla quale ci si riferisce, in grado di percepire al meglio quel determinato prodotto e/o servizio.

Per fare in modo che un prodotto abbia successo dovete assolutamente assicurarvi che, ad apprezzarlo, sia la nicchia più “difficile” da conquistare.

Una piccola dimostrazione

Un esempio pratico potrebbe essere rappresentato dal “magic mouse” il quale potrebbe essere apprezzato dalle persone che utilizzano maggiormente le “gesture” e non invece da coloro i quali sono da sempre abituati ad utilizzare il tradizionale mouse con il filo e la classica rotellina.

La nicchia in questione è certamente una nicchia tecnologica e, una volta conquistata quella, è possibile passare alle altre.

Inoltre, in tal modo, si riuscirà a far sì che anche gli altri brands si concentrino su quel prodotto, dato che questi hanno percepito che il suddetto, sia riuscito a conquistare la fiducia della nicchia di mercato più difficile per eccellenza.

In merito alle campagne pubblicitarie esse possono avere un effetto differente a seconda della cultura che vi è in un determinato paese: uno svizzero non ragiona come un italiano, oppure come un francese, ed un prodotto non lo percepiscono allo stesso modo.

Inoltre …

Queste differenze si notano all’interno della stessa nazione: si guardi al funzionamento delle cose al nord ed al sud Italia, così come al nord ed al sud della Francia.

In Italia si incontrano numerose difficoltà, rispetto all’America, nel vendere info prodotti e prodotti di formazione poiché l’italiano medio è diffidente

La diffidenza nasce dal fatto che ci si aspetta una sorta di imbroglio.

Questo perché gli italiani sono famosi per questo motivo, perché se si trattasse di un paese di gente onesta non si aspetterebbero che la truffa sia dietro l’angolo

In America, l’americano medio è molto più credulone ed infatti si vendono molto bene info prodotti, i corsi online perché l’americano medio, in generale, si fida poiché non si aspetta di essere ingannato.

Se pensiamo a quante sollecitazioni subiamo oggi da parte dell’online marketing, dai dispositivi mobili, dalle pubblicità sui siti, dal mondo circostante, l’elemento importante da considerare è che un prodotto, per essere valido, deve coinvolgere tutti e cinque i sensi e fare in modo che sia all’altezza delle aspettative.

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Perché gli imprenditori credono di avere il primato della qualità per i propri prodotti

Per un imprenditore rappresenta una fatica immane studiare un marchio, un brand, un prodotto, un servizio che sia di qualità.

Se poi si scopre che non si è riusciti a trasmettere al consumatore il concetto desiderato, il tutto diventa ancora più difficoltoso.

Un imprenditore è convinto che il proprio prodotto sia il migliore, l’unico ed innovativo ma poi la realtà che il mercato percepisce è diversa.

Per spiegare perché accade questo, si può partire da un punto di vista psicologico, tirando in ballo il marketing che non è altro che una scienza che studia il mercato, in particolare, la psicologia del mercato.

Le fasi del marketing

L’aspetto psicologico del marketing è costituito da fasi differenti: vi è la fase dell’esposizione di beni, prodotti e servizi, per passare poi ad una seconda fase, ovvero quella della recezione del prodotto da parte dei sensi del consumatore: le immagini vengono viste dagli occhi, ascoltate dall’udito, odorate dall’olfatto.

Invece, i sapori dalle pupille gustative, percepite dal tatto e dal contatto con la pelle.

Insomma, facciamo riferimento ai 5 sensi, che tutti conosciamo perfettamente. Quando parliamo di immagini, di sensi e di marketing è possibile pensare ad una pubblicità in radio, ad un profumo, un cibo ritenuto succulento, un vestito, una crema quando si fa riferimento alle sensazioni percepite dalla pelle.

Quindi un prodotto lo si compra, o meno, in relazione alle sensazioni che i nostri sensi ci rilasciano e quest’ultima fase si chiama interpretazione.

Questo significa che …

Se un imprenditore decide di commercializzare una maglia, e la produce in caldo e morbido cashmere, il suo intento è trasmettere al potenziale consumatore queste due caratteristiche.

Ma dato che si tratta di sensazioni “a pelle”, può riuscire nel suo intento solamente creando un video parlato, che ovviamente dovrà essere accattivante.

L’imprenditore convinto che l’acquirente debba comprare il proprio prodotto solo perché è in cashmere, punterà tutto su determinate “leve”, rappresentate dal senso del gusto e da quello dell’udito.

Peccato che queste leve funzionino solamente dopo che il cliente ha, nell’effettività delle cose, acquistato il prodotto.

Per riuscire nell’intento, l’ipotetico imprenditore dovrà far leva, invece, su altri due sensi che analizzati, non hanno molto in comune tra loro, ovvero la vista e l’udito, con i quali dovrà cercare di catturare l’attenzione del cliente e convincerlo all’acquisto.

In pratica …

Un altro esempio lampante è costituito dalla formazione in vendita la quale, per condurre il potenziale cliente all’acquisto, coinvolge tutti e cinque i sensi.

Nello specifico implica il coinvolgimento della vista, in quanto è possibile assistere ad un evento che prevede che un relatore salga sul palco, l’udito perché, qualora si voglia ricavare qualcosa dalla formazione in vendita, occorre prestare attenzione.

Un evento del genere prevede anche il ricorso al tatto, perché vi è contatto con altre persone, a all’olfatto, in quanto un evento potrebbe svolgersi in un ambiente chiuso e “viziato” con conseguenze non proprio positive.

Viene coinvolto inoltre anche il gusto perché, nella maggior parte dei casi, una manifestazione si tiene in un albergo che, per l’occasione, offre ai partecipanti un ricco buffet.

In sostanza è il prodotto che deve immettersi sul mercato per via della sua qualità, nonché dell’interpretazione positiva che i consumatori danno ad un determinato prodotto o servizio.

Nel particolare…

A “primeggiare” non è il prodotto migliore, ma il prodotto che viene percepito dal mercato nella maniera migliore. In questo senso si dice che il marketing non è una battaglia di prodotto, oppure di servizio, ma bensì una battaglia di percezione.

La domanda sorge spontanea: tutti gli imprenditori si interrogano su come riuscire in quest’ardua impresa.

Anzitutto bisogna individuare il giusto target di riferimento, che non è una cosa importante, ma essenziale: in questo senso non è possibile vendere dolci a chi possiede una percezione negativa di questo prodotto, come potrebbero averla ad esempio i diabetici.

In secondo luogo, all’interno di un target di riferimento vi sono differenti “segmenti” come ad esempio, nel caso dei dolci, potrebbe esserci un consumatore che ama le pietanze dolcissime ed un altro che invece vuole che la dolcezza sia appena accennata.

Il segreto è individuare una nicchia di mercato veramente interessata al prodotto, crescere e solidificarsi all’interno di quella nicchia rafforzando così il brand.

Una volta messo in moto questo meccanismo, il brand in automatico tenderà ad attrarre altre nicchie di mercato.

Chi usa questa tattica ?

Si tratta della strategia che, ad esempio, negli anni ‘70, adottò una delle più importanti multinazionali nella vendita del tabacco ovvero la Marlboro.

Quest’ultima, fu la prima a rivolgere il proprio prodotto alle donne, per poi essere seguita da tutti gli altri brand che commercializzavano sigarette.

Mentre tutti si rendevano conto dell’esistenza delle donne, la Marlboro intensificava la sua offerta puntando ancora di più sugli uomini diventando l’azienda che è oggi.

Riepilogando …

Tornando alla questione dei sensi possiamo dire che, dopo aver passato tutte fasi, il nostro cervello ha memorizzato colori, fotografie ed interpretazioni rispetto al prodotto pubblicizzato.

Solo durante la cosiddetta “conception experience” l’acquirente determina se, ciò che ci ricorda la memoria, è uguale alla realtà del prodotto una volta acquistato e “provato”.

L’esperienza dell’acquisto, la prova di un prodotto, può qualificare quest’ultimo sia in positivo che in negativo.

La memoria, l’interpretazione e l’esperienza nel giudizio di un prodotto è molto importante ed il posizionamento del brand lo è ugualmente.

Basti pensare al McDonald: nessuno lo apprezza, ma poi tutti ci mangiano perché magari i panini sono fatti con sostanze che creano dipendenza e lo stesso discorso va fatto per le sigarette.

Il segreto del successo sta proprio in questo: creare continuamente dipendenze e bisogni.

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Abitudini di gestione del tempo

L’avvento della tecnologia ci ha reso succubi, ma soprattutto incapaci di gestire il tempo libero.

Quante volte ci sarà capitato di dover aspettare il ripristino della corrente per utilizzare il nostro dispositivo elettronico, senza sapere cosa fare, domandandosi “Ma prima di Internet che cosa facevo esattamente?”.

Beh, è proprio questo il problema che affligge la società odierna la quale è sempre più investita da social, informazioni e tecnologia.

Tutto ciò ci ha reso assolutamente deboli, controllati dai cellulari e dai computer proprio perché, per tutto il giorno, la nostra mente è lì china su questi strumenti.

Ogni giorno, per un numero indefinito di ore, ci vengono infatti propinate informazioni di ogni tipo e genere.

Ciò che cosa comporta ?

In tal modo non si fa che esaurire, totalmente, le proprie energie mentali e tutto ciò ci porta ad essere annoiati e stressati.

Il segreto per uscire da questa situazione, non proprio piacevole, sarebbe però gestire al meglio le proprie giornate, ed il proprio tempo, concentrandosi maggiormente su quello che si fa. Ci vorrebbe inoltre una sorta di disintossicazione dalla tecnologia, dai social e da ogni fonte di distrazione focalizzando la propria attenzione sull’attività che si intende portare avanti.

Possiamo affermare che oggi come oggi non ci sono lavori realmente stancanti, a meno che non si compiano lavori di manovalanza o artigianali, ma tutto dipende da come si ottimizza e si organizza il proprio tempo e le proprie giornate.

Ognuno di noi, inavvertitamente, si pone in una situazione di stress di cui avverte il peso ogni giorno, già da quando accende il telefono, bombardando la propria testa di informazioni e news in generale che a volte sono proprio inutili.

Basti pensare che il 90% delle persone la prima cosa che fa appena si sveglia è controllare le notifiche del cellulare, oppure la sera prima di andare a dormire molti si concentrano sulla bacheca di Facebook ed Instagram.

L’impatto è solo sul tempo ?

Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente non solo sull’attenzione, ma anche sul riposo in quanto la mattina ci si sveglia già stanchi.

Inutile dire che si tratta di due comportamenti assolutamente sbagliati, a cui occorre porre rimedio assolutamente. In effetti bisogna dire che alla semplice domanda “Come stai?” nessuno, ormai, risponde più che sta realmente bene. La maggior parte delle persone si definisce stanco/stressato/incasinato dai problemi e dal lavoro e le cause possono essere attribuite alle motivazioni di cui sopra.

La verità è che non si è mai realmente stressati, incasinati o stanchi perché siamo proprio noi a dover decidere che, ad un certo punto, arriva quel momento in cui dobbiamo prendere una pausa anche dalla tecnologia, che possa dare giovamento al nostro benessere.

In che modo ?

Ed è proprio quello l’attimo in cui dobbiamo dedicarci a vivere la nostra vita, godendo di quei pochi minuti disponibili per passare il proprio tempo insieme alle persone che ci stanno più a cuore.

Oggi sono tante le distrazioni, che non si limitano al mero smartphone, ma si riferiscono ad un trascorrere del tempo passivamente: basti pensare alla televisione oppure, parlando in termini più innovativi e tecnologici, alla piattaforma di streaming come Netflix.

Esse ci obbligano a restare fermi davanti alla tv, inermi ed indifferenti al ticchettio delle lancette che scandiscono il tempo che passa.

Quello che possiamo consigliarvi anzitutto è cercare di limitare, oppure eliminare del tutto le distrazioni così che possiate tornare a godere delle piccole cose.

Un esempio può essere costituito dalla rimozione assoluta di tutte le notifiche del cellulare: da WhatsApp, a Facebook passando per le e-mail a qualsiasi altra tipologia di applicazione.

Un altro consiglio …

In secondo luogo, per gestire in maniera efficiente il proprio tempo a disposizione si possono stabilire dei giorni, oppure degli orari, in cui fare determinate cose.

Ad esempio, se dovete rispondere ai messaggi che vi arrivano su WhatsApp, cercate di non rispondere subito ad ognuno di essi ma rispondete a tutti solamente ad un determinato orario.

Anche gli orari del pranzo, oppure della cena, non sono ideali per rispondere, dal momento che si tratta di un momento di stacco dal lavoro, dedicato quindi al riposo e al dialogo.

Ci sono infatti molte persone che con una mano tengono la forchetta per mangiare, mentre con l’altra sfogliano la bacheca di Facebook ed Instagram.

La tecnologia ci ruba, ormai, quei piccoli lassi di tempo quotidiani che da tempi immemori sono dedicati alla famiglia ed al dialogo.

In parole povere …

Dobbiamo riprenderci il tempo che ci appartiene, ponendo maggiore attenzione alle cose utili invece che a quelle inutili. Per fare ciò, basti pensare al fatto che gli stessi proprietari di colossi quali Facebook, Apple, ovvero Mark Zuckenberg e Steve Jobs, hanno sempre avuto la tendenza ad allontanare i propri figli da ogni forma di tecnologia.

Se lo hanno fatto loro, perché non possiamo farlo noi?

Proprio loro che sono i primi ad aver creato strumenti tecnologici di questo genere, ed in quanto esperti e pionieri di questi ultimi, conoscono benissimo i loro effetti non proprio positivi sul cervello umano.

Prendetevi del tempo per pensare a quanto oggi la vostra attenzione sia importante, a quanto sia inutile sprecarla per focalizzarla su contenuti noiosi e non formativi.

Più si porta avanti un comportamento del genere, meno avrete la possibilità di crescere come persone e come esseri umani.

Se volete puntare sulla vostra crescita personale, prendetevi un momento per voi stessi, leggete un libro, sfogliate i contenuti di un blog, fate esercizi di meditazione e vedrete che ne ricaverete un grande benessere fisico e psicologico e non vi sembrerà di aver perso tempo.

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L’era dell’attenzione

Ultimamente è avvenuto un cambio non di poco conto, poiché siamo passati dall’era dell’attenzione all’era dell’informazione.

Ma questo cosa significa esattamente?

Ebbene, prima di spiegarlo, dobbiamo dire che negli ultimi sei mesi sono stati prodotti più dati dell’intera umanità sino ad oggi, ma si riesce a processarne solo l’1%.

Prendendo in considerazione questo fattore, possiamo aggiungere che, negli ultimi 50 anni, si sono prodotte più innovazioni degli ultimi 5000 anni.

Il problema è che spesso e volentieri il nostro “hardware”, oppure il nostro corpo, che dir si voglia, non riesce a tenere il ritmo ed infatti le persone sono annoiate, ipersature e disinteressate a tutto.

Questo cosa comporta ?

Ormai niente più ci sorprende, mentre sino a poco tempo fa, il sol vedere uno shuttle, oppure, come recentemente avvenuto, lanciare una sonda su Marte o partire per lo spazio, avrebbe suscitato delle reazioni quali sgomento, eccitazione ed incredulità.

Oggi, invece, una cosa del genere non crea alcun tipo di reazione, poiché siamo “investiti” da un numero di informazioni tali che ormai niente riesce più a farci rimanere a bocca aperta.

Tali informazioni ci arrivano da ogni tipologia di strumento: che sia lo smartphone, il tablet, la radio non ha importanza, ciò che è importante è la mole non indifferente di informazioni che ci piovono continuamente addosso.  

Si dice che in questo settore la tecnologia per essere inglobata all’interno della nostra economia, e quindi della nostra società, deve avere almeno 50 milioni di utilizzatori.

Bisogna considerare infatti che la radio ha impiegato 50 anni per avere 50 milioni di utilizzatori, il telefono invece 20 anni, mentre la televisione 13, il cellulare 12, internet 4, l’ipod 3, Facebook, 2 anni e Youtube, 1 anno.

Possiamo dire però che vi è qualcuno che è riuscito nell’impresa titanica di avere 50 milioni di utilizzatori in un solo anno, e parliamo di “Angry Bird”.

Quindi … ?

Ciò fa comprendere come più il tempo passa, più c’è il rischio che in generale la gente si faccia influenzare e cambiare da questi dati.

Ad esempio, quando compriamo un oggetto di tecnologia, non ci rendiamo conto di come, in poche ore, sia già superato e sostituito da un altro più “avanzato”.

Si sta perdendo un po’ il valore degli oggetti, dall’automobile all’immobile, poiché più c’è innovazione e creazione continua, più vi è frustrazione e saturazione mentale abnorme.

L’esempio lampante si ha con i modelli di automobili: ogni sei mesi esce un modello nuovo di una determinata casa automobilistica e, in seguito a ciò, possiamo dedurre come il vecchio modello abbia perso il proprio valore di mercato.

Quindi, mentre il mercato è in continua evoluzione c’è un qualcosa che non cambia mai: è proprio la nostra attenzione.

Perché l’attenzione non cambia?

Essa è limitata perché giornalmente abbiamo un livello d’attenzione limitato in quanto non riusciamo a concentrarci bene, vuoi per la stanchezza, vuoi per il sopraggiungere di altri fattori.

La maggior parte della gente utilizza i cellulari pensando che sia uno sfogo, una sorta di distrazione, con il pensiero che sia normale utilizzarli ormai nella vita di tutti i giorni.

Senza la tecnologia ci sentiamo persi, è questa la verità.

Le aziende quali Google e Facebook hanno studiato la psicologia dell’uomo e hanno compreso che, utilizzando determinate combinazioni di suoni e colori accesi, si attiri maggiormente l’attenzione dell’utilizzatore.

Basti pensare al suono dell’IPhone quando si riceve un messaggio, oppure al colore rosso delle notifiche che è stato scelto appositamente in quanto in grado di canalizzare l’attenzione.

In parole povere …

Questi colossi di cui abbiamo parlato in precedenza, non hanno fatto altro che creare gratificazione nell’utilizzatore, solamente attraverso una notifica che rappresenta l’approvazione di un qualcosa: che sia un post su Facebook oppure una foto.

I cosiddetti “Mi piace” su Facebook servono proprio a questo: a ricevere l’approvazione tanto desiderata ad oggi che viviamo nel tempo del social.

L’attenzione degli internettiani è sempre focalizzata sul numero di mi piace che un determinato post ha ricevuto, sulla fatidica domanda “Saranno abbastanza?”.

Con l’avvento di Internet, e della tecnologia in generale, tutto è immediato e tutto crea gratificazione.

Tutto ciò porta a controllare scrupolosamente, ogni minuto, le notifiche sul cellulare così che l’attenzione cali drasticamente.

Quale rischio si corre ?

Il rischio, così facendo, è che si passi tutta la giornata proprio su questi strumenti.

Il cervello umano non supporta tuttavia questo tipo di condizioni poiché ci si impone di distrarsi, al passare di un determinato intervallo di tempo, controllando il cellulare, le e-mail e le notifiche.

Tutto ciò porta a non avere la giusta attenzione e, per recuperare la concentrazione persa, il nostro cervello impiega esattamente ventitre minuti.

Quando si parla di un individuo “multitasking”, in grado di compiere quindi più azioni senza risentirne, dobbiamo tenere a mente che il nostro cervello è in grado di fare bene solamente una cosa alla volta.

Tutti oggi sono abituati ad utilizzare, ad esempio, WhatsApp anche per lavoro ed è una cosa che non va bene in quanto anch’esso distrae.

Il suo utilizzo implica una risposta immediata interrompendo così il lavoro di qualcun altro: anch’esso impiegherà, infatti, 23 minuti per concentrarsi nuovamente.

Internet oggi rende facile proprio tutto ed è proprio per questa ragione che le persone, in generale, provano noia e disinteresse.

La noia in sé non è negativa perché rappresenta un momento in cui si può stare con sé stessi, ragionare, elaborare delle idee strutturando qualcosa fino ad allora impensabile.

Sostanzialmente la noia è fondamentale per il nostro cervello ma l’avvento della tecnologia l’ha resa “ingestibile” agli occhi di chiunque, rendendoci incapaci di gestire i momenti di attesa.

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Parliamo di Trust: Che cos’è

Parlare del Trust online, ovvero della credibilità che si acquisisce sul web, è un argomento “caldo” al giorno d’oggi, e che quindi fa molto discutere.

Essa è fondamentale ma occorre comprendere a fondo quali siano le tipologie di Trust esistenti, a che cosa serve esattamente e come la si crea.

Come tutti avrete notato al giorno d’oggi le persone sono occupate a portare avanti il proprio “personal brand”, ovvero il proprio marchio di fabbrica, perché hanno capito che in generale i brand, i marchi e le aziende stanno lentamente perdendo terreno sul mercato.

Perché questa scelta ?

Si cerca di portare avanti la propria individualità perché si è capito come la relazione ed il valore di una persona, a differenza di quello che riesce a trasmettere un brand oppure un’azienda, è molto più forte quantomeno nel mondo attuale.

Chiaramente le aziende ed i brand per anni hanno mantenuto questa tipologia di monopolio e di percezione di autorità, adesso ci si può accorgere solamente aprendo la bacheca di Facebook ed Instagram che si sta spingendo molto in personal brand.

Questi social pullulano di guru che si ergono a consulenti, ed erogatori di servizi formativi quali soprattutto corsi di formazione e rimedi sicuri per accrescere la propria autorità.

Vi è stato pertanto questo cambiamento nel mondo ma cos’è, esattamente, che fa la differenza tra una persona che è un totale sconosciuto ed un’altra che invece ha successo? Ma soprattutto come fa quest’ultima ad arrivare in vetta?

La differenza è semplice:

e sta nell’esistenza di due diverse tipologie di Trust: la prima è una trust generata da una conseguenza di un susseguirsi di azioni continue, e prodotta quindi dalla costanza e dalla perseveranza.

Un esempio è dato dalla pubblicazione quotidiana di video e contenuti per il web, ma la cosa importante è che questi contenuti siano rivolti ad una nicchia ben precisa.

Naturalmente questa viene individuata a seguito di ricerche ed analisi, e non bisogna scegliere a caso il proprio target di riferimento poiché così facendo si rischia di fallire del tutto.

In questo caso si parla della cosiddetta “Trust Organic”.

Esistono “altre trust” ?

Per quanto concerne l’altra tipologia di Trust, invece, è data dal “Paid” e pertanto dal pagamento.

In quest’ultimo caso i guru riescono a diventare dei top leader nel loro settore nel giro di sei mesi, ed è la fetta di mercato più ampia in quanto è molto più diffusa questa tipologia di Trust.

Lo svantaggio di questo particolare modello di Trust è che il successo di questi guru è abbastanza passeggero: essi diventano dei top leader in breve tempo, ma altrettanto velocemente riescono a perdere quel primato conquistato così facilmente. Anche in quest’ultimo caso la condivisione dei contenuti è giornaliera e costante ma, a differenza della Trust organica, in questa tipologia di Trust i contenuti sono supportati dalle campagne a pagamento.

Analizzando nello specifico l’una e l’altra tipologia di trust possiamo trovare, per entrambe, diversi vantaggi e svantaggi. Per quanto concerne la Trust Organica uno dei vantaggi che essa comporta è il suo essere a costo zero.

Come è possibile ?

La Trust Organica è davvero molto economica in tal senso, in quanto è necessaria solamente una connessione internet ed un’attrezzatura di base per effettuare i video/post come il computer e lo smartphone che sono ampiamente sufficienti.

L’unico costo che essa comporta è la dedizione ed il tempo impiegato, in quanto qualora si decida di dedicare il proprio tempo alla pubblicazione giornaliera, settimanale o mensile dei suddetti contenuti occorre onorare questo intento al fine di raggiungere il proprio obiettivo. Solitamente si parla di due oppure tre contenuti a settimana, oppure un contenuto al giorno, in quanto la pubblicazione di un contenuto al mese è davvero troppo poco.

Un ulteriore vantaggio della Trust Organica è il fatto che si agisce nell’ombra poiché prima di proporre un prodotto si devono imparare le tecniche giuste di vendita, senza lanciarsi subito sul mercato con la presunzione di farcela.

Occorre prima acquisire esperienza e competenze, e si è sicuri che si otterranno comunque dei buoni risultati senza per forza avere una schiera di followers ad idolatrare il personaggio di turno.

Per esempio …

Sponsorizzare i propri contenuti quando non si è conosciuti dal pubblico può rappresentare uno svantaggio, in quanto il pubblico destinatario degli stessi è molto bravo a puntare facilmente il dito giudicando male il creatore dei contenuti.

Vi è un’ignoranza tale che la maggior parte delle persone non riesce a distinguere contenuti di valore, da quelli creati ad hoc solo per aumentare le vendite senza che dietro vi sia una minima formazione.

Vi è il rischio quindi che essi facciano di tutta l’erba un fascio, associando il guru competente a coloro i quali svolgono quest’attività solo per fare soldi, senza avere la minima consapevolezza di quello che fanno e senza neanche una formazione concreta.

Tra gli svantaggi della Trust Organica vi è il fatto che, per avere successo, ci si mette davvero molto tempo.

Si parla di un arco temporale annuale, durante il quale l’impegno deve essere costante e quotidiano.

Quanto alla “Trust Paid” possiamo affermare come, sponsorizzare i propri contenuti con una campagna pubblicitaria realizzata ad hoc in maniera eccellente, possa far crescere i propri numeri in termini di seguaci.

Ciò lo si può fare in relazione alla propria capacità di spesa, ma i post devono essere originali e di qualità.

Pertanto, i contenuti raggiungono il proprio target in modo abbastanza veloce ma, di contro, è necessaria una spesa non indifferente per raggiungere risultati notevoli in così poco tempo.