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L’era dell’attenzione

Ultimamente è avvenuto un cambio non di poco conto, poiché siamo passati dall’era dell’attenzione all’era dell’informazione.

Ma questo cosa significa esattamente?

Ebbene, prima di spiegarlo, dobbiamo dire che negli ultimi sei mesi sono stati prodotti più dati dell’intera umanità sino ad oggi, ma si riesce a processarne solo l’1%.

Prendendo in considerazione questo fattore, possiamo aggiungere che, negli ultimi 50 anni, si sono prodotte più innovazioni degli ultimi 5000 anni.

Il problema è che spesso e volentieri il nostro “hardware”, oppure il nostro corpo, che dir si voglia, non riesce a tenere il ritmo ed infatti le persone sono annoiate, ipersature e disinteressate a tutto.

Questo cosa comporta ?

Ormai niente più ci sorprende, mentre sino a poco tempo fa, il sol vedere uno shuttle, oppure, come recentemente avvenuto, lanciare una sonda su Marte o partire per lo spazio, avrebbe suscitato delle reazioni quali sgomento, eccitazione ed incredulità.

Oggi, invece, una cosa del genere non crea alcun tipo di reazione, poiché siamo “investiti” da un numero di informazioni tali che ormai niente riesce più a farci rimanere a bocca aperta.

Tali informazioni ci arrivano da ogni tipologia di strumento: che sia lo smartphone, il tablet, la radio non ha importanza, ciò che è importante è la mole non indifferente di informazioni che ci piovono continuamente addosso.  

Si dice che in questo settore la tecnologia per essere inglobata all’interno della nostra economia, e quindi della nostra società, deve avere almeno 50 milioni di utilizzatori.

Bisogna considerare infatti che la radio ha impiegato 50 anni per avere 50 milioni di utilizzatori, il telefono invece 20 anni, mentre la televisione 13, il cellulare 12, internet 4, l’ipod 3, Facebook, 2 anni e Youtube, 1 anno.

Possiamo dire però che vi è qualcuno che è riuscito nell’impresa titanica di avere 50 milioni di utilizzatori in un solo anno, e parliamo di “Angry Bird”.

Quindi … ?

Ciò fa comprendere come più il tempo passa, più c’è il rischio che in generale la gente si faccia influenzare e cambiare da questi dati.

Ad esempio, quando compriamo un oggetto di tecnologia, non ci rendiamo conto di come, in poche ore, sia già superato e sostituito da un altro più “avanzato”.

Si sta perdendo un po’ il valore degli oggetti, dall’automobile all’immobile, poiché più c’è innovazione e creazione continua, più vi è frustrazione e saturazione mentale abnorme.

L’esempio lampante si ha con i modelli di automobili: ogni sei mesi esce un modello nuovo di una determinata casa automobilistica e, in seguito a ciò, possiamo dedurre come il vecchio modello abbia perso il proprio valore di mercato.

Quindi, mentre il mercato è in continua evoluzione c’è un qualcosa che non cambia mai: è proprio la nostra attenzione.

Perché l’attenzione non cambia?

Essa è limitata perché giornalmente abbiamo un livello d’attenzione limitato in quanto non riusciamo a concentrarci bene, vuoi per la stanchezza, vuoi per il sopraggiungere di altri fattori.

La maggior parte della gente utilizza i cellulari pensando che sia uno sfogo, una sorta di distrazione, con il pensiero che sia normale utilizzarli ormai nella vita di tutti i giorni.

Senza la tecnologia ci sentiamo persi, è questa la verità.

Le aziende quali Google e Facebook hanno studiato la psicologia dell’uomo e hanno compreso che, utilizzando determinate combinazioni di suoni e colori accesi, si attiri maggiormente l’attenzione dell’utilizzatore.

Basti pensare al suono dell’IPhone quando si riceve un messaggio, oppure al colore rosso delle notifiche che è stato scelto appositamente in quanto in grado di canalizzare l’attenzione.

In parole povere …

Questi colossi di cui abbiamo parlato in precedenza, non hanno fatto altro che creare gratificazione nell’utilizzatore, solamente attraverso una notifica che rappresenta l’approvazione di un qualcosa: che sia un post su Facebook oppure una foto.

I cosiddetti “Mi piace” su Facebook servono proprio a questo: a ricevere l’approvazione tanto desiderata ad oggi che viviamo nel tempo del social.

L’attenzione degli internettiani è sempre focalizzata sul numero di mi piace che un determinato post ha ricevuto, sulla fatidica domanda “Saranno abbastanza?”.

Con l’avvento di Internet, e della tecnologia in generale, tutto è immediato e tutto crea gratificazione.

Tutto ciò porta a controllare scrupolosamente, ogni minuto, le notifiche sul cellulare così che l’attenzione cali drasticamente.

Quale rischio si corre ?

Il rischio, così facendo, è che si passi tutta la giornata proprio su questi strumenti.

Il cervello umano non supporta tuttavia questo tipo di condizioni poiché ci si impone di distrarsi, al passare di un determinato intervallo di tempo, controllando il cellulare, le e-mail e le notifiche.

Tutto ciò porta a non avere la giusta attenzione e, per recuperare la concentrazione persa, il nostro cervello impiega esattamente ventitre minuti.

Quando si parla di un individuo “multitasking”, in grado di compiere quindi più azioni senza risentirne, dobbiamo tenere a mente che il nostro cervello è in grado di fare bene solamente una cosa alla volta.

Tutti oggi sono abituati ad utilizzare, ad esempio, WhatsApp anche per lavoro ed è una cosa che non va bene in quanto anch’esso distrae.

Il suo utilizzo implica una risposta immediata interrompendo così il lavoro di qualcun altro: anch’esso impiegherà, infatti, 23 minuti per concentrarsi nuovamente.

Internet oggi rende facile proprio tutto ed è proprio per questa ragione che le persone, in generale, provano noia e disinteresse.

La noia in sé non è negativa perché rappresenta un momento in cui si può stare con sé stessi, ragionare, elaborare delle idee strutturando qualcosa fino ad allora impensabile.

Sostanzialmente la noia è fondamentale per il nostro cervello ma l’avvento della tecnologia l’ha resa “ingestibile” agli occhi di chiunque, rendendoci incapaci di gestire i momenti di attesa.

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